BIVACCO GUGLIELMO VARNERIN

Bivacco guglielmo varnerin

Il bivacco “G. Varnerin” si trova in comune di Tramonti di Sotto (PN), nel complesso delle rovine, oggi in parte ricostruite, dell’antico e caratteristico “Borgo Tamar” che fu abitato fino alla fine degli anni ’50.

Il luogo si trova a quota 660 m., sul “ciucol” (sommità) di Tamar che fa parte della dorsale spartiacque tra i Canali del Tarcenò e del Chiarzò.
I proprietari di una parte delle vecchie case, dopo i numerosi lavori di ristrutturazione, realizzati anche con la collaborazione di numerosi soci della Sezione CAI di San Vito al Tagliamento, decisero di destinare una parte delle strutture recuperate ad uso Ricovero Escursionistico, ed in seguito venne ceduto in proprietà alla Sezione stessa.

In seguito a ciò fu chiesto e ottenuto che la struttura fosse iscritta nell’elenco nazionale dei ‘bivacchi e ricoveri’ del Club Apino Italiano e, come tale, venne inaugurato il 30 settembre 2007 e dedicato a Guglielmo Varnerin che fu tra gli ultimi abitanti del luogo.
La gestione è affidata ad alcuni soci della sezione CAI di San Vito al Tagliamento che si occupano delle manutenzioni ordinarie e straordinarie, a scopo conservativo e funzionale della struttura.

Il bivacco oggi si presenta con una struttura muraria e finiture in legno, dispone di due salette con dodici posti a sedere ciascuna, dotate di stufa a legna; al piano superiore vi è una camera con otto posti letto a castello.
Normalmente vi si trova una buona scorta di legna, non vi sono stoviglie e l’acqua si raccoglie a 15’ di cammino (tabella) dove sgorga da una piccola sorgente, nei pressi della quale vi sono due piccole pareti di roccia attrezzate per l’arrampicata.

Data la notevole frequenza di gruppi di escursionisti, la sezione, tramite i responsabili, ne coordinano le presenze, pertanto si raccomanda di segnalare e/o prenotare la propria presenza, sia per soste giornaliere che per pernottamenti.

la storia:

Il toponimo “Tamar”, spesso usato nelle Prealpi Carniche, si riferisce ad un luogo recintato o chiuso destinato agli animali, predisposto in luoghi dove i pastori avevano necessità di ampliare l’area dei pascoli togliendo la vegetazione.

Nel nostro caso Tamar è uno dei tanti insediamenti abitativi sorti alcune centinaia di anni fa nelle vallate attigue alla Val Tramontina, per la necessità di espandere il territorio dove allevare il bestiame. Ma col passare del tempo, la lontananza dai centri maggiori e la disagevole percorribilità delle vie d’accesso non erano più compensate dalle scarse risorse reperibili in loco. A ciò si aggiunse la miseria e gli stenti provocati dalla guerra del 1915/18 ed i residenti pian piano iniziarono ad abbandonare questi luoghi per trasferirsi a valle o ad emigrare con conseguente lento ma progressivo abbandono delle abitazioni che degradarono e nel giro di pochi decenni andarono in rovina.

Il borgo di Tamar sorge sull’omonimo “ciucol” (sommità) a 660 m. di quota slm, luogo dove i primi insediamenti pastorali temporanei probabilmente risalgono a periodi molto remoti, anche se risulta che i terreni fossero occupati almeno dal 1400, con la finalità di affrancarsi da imposte e servitù.
Ma è nel XVII° secolo che l’insediamento pastorale stagionale diviene anche abitativo in modo permanente. Oggi lo troviamo suddiviso in tre piccoli nuclei di case distanti tra loro poche centinaia di metri, disposti in direzione est-ovest. La consistenza delle strutture presuppone che vi risiedessero un cospiquo numero di abitanti suddiviso in più famiglie.

Il nucleo centrale è certamente la parte più antica di Tamar, esso è caratterizzato da una corte racchiusa da abitazioni, stalle e fienili che rende evidente l’attività pastorizia quale origine dell’insediamento, che già alla fine ‘600 ospitava tre famiglie.
Il borgo era raggiungibile da Tramonti di Sotto (toponimo locale: Vil di Zot o Villa di Sotto – capoluogo comunale), solo a piedi in oltre un’ora di cammino, percorrendo una mulattiera un tempo considerata “strada comunale” di collegamento con la frazione di Campone.
Nonostante la vicinanza con l’abitato di Villa di Sotto, le difficoltà nelle vie di comunicazione furono crescente sintomo di disagio, tuttavia il villaggio venne abbandonato solo verso la fine degli anni ’50. in seguito i vasti prati furono pian piano fagocitati dall’avanzare incontrollato di un fitto bosco di noccioli ed anche le abitazioni, lentamente ma inesorabilmente, subirono il logorio del tempo dovuto alla crescita incontrollata della vegetazione, all’umidità, alle piogge e infine il terremoto del 1976 diede il colpo di grazia provocando il crollo di ciò che rimaneva precariamente in piedi.

Nel 2000, i proprietari di una parte delle case, finalmente favoriti dalla realizzazione di una strada per il servizio forestale, intrapresero importanti lavori di restauro e, con la collaborazione di alcuni amici e numerosi soci CAI della nostra Sezione, nel volgere di qualche stagione, ricostruirono alcune strutture e vollero che due vani fossero destinati ad uso Ricovero Escursionistico e gestiti in stretta collaborazione con la Sezione del CAI di San Vito al Tagliamento.

Il ricovero venne annoverato tra i bivacchi del CAI e come tale inaugurato il 30 settembre 2007, venne dedicato a Guglielmo Varnerin che fu tra gli ultimi abitanti a lasciare il borgo.
La festa si svolse alla presenza di numerose autorità del CAI, il Sindaco di Tramonti di Sotto, il Presidente della Fondazione Berti, il Comandante della stazione forestale di Meduno e rappresentanti del Servizio Regionale di Tutela del Suolo Montano, del Parco delle Dolomiti Friulane e della Protezione Civile, ma molto significativa è stata la presenza di oltre duecento escursionisti e del coro del C.A.I. di Spilimbergo che rese più allegra la giornata.

Nella primavera del 2012 sono stati effettuati ulteriori ed importanti lavori di ampliamento e messa in sicurezza dei muri perimetrali ed oggi la struttura aperta agli escursionisti, consta in due salette con una dozzina di posti a sedere ciascuna, riscaldabili con stufe a legna e al piano superiore un camera con otto posti letto a castello.

TAMAR E DINTORNI - ITINERARIO ECOMUSEALE:

Sulla sinistra idrografica della Val Tramontina, all’altezza dell’abitato di Tramonti di Sotto (toponimo locale “Vil di Zot”) si estende un vallone denominato Canale del Tarcenò, che si addentra per circa 2,5 Km ed ha inizio al margine degli estesi prati formatisi sopra un grande pianoro alluvionale, nella cui zona meridionale scorre il torrente Tarcenò che va ad affluire nel torrente Meduna.
La valle è racchiusa a nord dalla cresta che culmina con il Monte Brusò (m. 1216), a sud dalla lunga dorsale del boscoso Monte Celant (m. 1093) e ad est dalle alture di Tamar, oltre le quali v’è il profondo solco del Canale del Chiarzo, dove scorre l’omonimo e suggestivo torrente che inizia a monte con il Ru di Palcoda e poi scende in direzione sud verso Campone dove svolta verso ovest per andare a confluire nel Meduna.
Addentrandosi si nota subito come essa sia molto infossata a livello dei vari torrenti e rughi che la solcano, ma poi, alle quote più elevate si fa più ampia ed aperta. Anche il versante del M. Brusò presenta peculiarità geo-morfologiche molto interessanti, infatti esso è molto frastagliato, a tratti dirupato, con rocce dalle forme particolari quali il Leone di Forcella In Cima Pala.
Le particolari caratteristiche di questa valle non resero facile né la viabilità nè lo sfruttamento di questi luoghi, inoltre la precarietà delle sorgenti d’acqua in quota e la difficolta a reperire congrue risorse, indussero gli abitanti della “Villa di Sotto” ad un limitato e tardivo sfruttamento della zona.
Infatti, mentre gli insediamenti temporanei o stagionali per le attività pastorizie della vallata probabilmente risalgono al periodo basso-medioevale, fu solo durante il XVII° secolo che si iniziò ad aggiungere ad alcune stalle le case d’abitazione permanente. Inoltre il boscoso versante nord del Monte Celant era protetto da severe regole di sfruttamento che vietarono che le stalle di Pecoi e Plendoria, sorte su quel versante, venissero trasformate in abitazioni.

I cenni storici sono tratti dai testi della collana: "LIS VILIS DI TRAMONÇ ▪ Insediamenti storici e paesaggio in Val Meduna" Volume IV e VI parte II, di Moreno Baccichet.

VIE DI ACCESSO

L’itinerario più diretto e semplice per giungervi passa da Tramonti di Sotto, dove si svolta a dx (est) su una delle stradine, che passando tra le case, portano a loc. Comesta e poi ad inoltrarsi nella vallata del Canale del Tarcenò, proseguendo sino al divieto, dove si lascia l’auto (mt. 410).

Poi chi sceglie il sentiero, si incammina sulla strada di servizio forestale ed in breve va ad oltrepassare un guado, poi svolta a dx imboccando il sentiero (tabella) e in circa 30/40′ giunge a Tamar.

Chi vuol seguire la carrareccia, può proseguire seguendola e giungere al borgo in circa un’ora (2,2 Km).
Nota: da Tamar, la strada, prosegue fin quasi alla vetta del Monte Celant (mt. 1093), dove si apre un bel balcone panoramico su buona parte delle prealpi carniche.
Altre interessanti escursioni si diramano da Tamar: si può raggiungere l’antico borgo di Palcoda o l’abitato di Campone, scendere a percorrere il suggestivo torrente Chiarzò per visitare “la streta” (una incredibile strozzatura del torrente) e “il pisulat” (una bella cascata che precipita in una grande vasca).
Molto interessante è la visita ai caratteritici siti minori del borgo, con i pozzi, i lavatoi, la sorgente e la piccola palestra per l’arrampicata. 

luoghi d'interesse

Di seguito proponiamo alcuni luoghi che un tempo furono abitati stabilmente e che riteniamo di notevole interesse per una visita, collegabili tra loro in un unico itinerario e visitabili mediante una bella escursione di una giornata.

Località situata poco dopo l’ingresso della valle, alle pendici sud-occidentali del M. Brusò. Qui, nascosti tra faggi e abetine, invasi dalla vegetazione, si trovano gli imponenti ruderi di una villa costruita verso la fine del ‘700 da Domenico Masutti, ricco possidente di terreni e commerciante di cappelli che operava con successo in molte città d’Europa, che da Pàlcoda volle trasferirsi qui.
Di stile più cittadino che alpino, presenta mura robuste e una elegante facciata con grandi arcate. Da un piccolo ingresso e con cautela, si può ancora accedere al grande scantinato-magazzino interrato, a suo tempo utilizzato come deposito commerciale.

Itinerario: a Tramonti di Sotto si svolta a destra pe immettersi sulla carrozzabile asfaltata che si addentra nel Canale del Tarcenò e, superata di poco la Località Comesta, (mt.384, – tabella) si lascia l’auto per seguire a sinistra un facile sentiero, giungendo sul luogo in 30′ di cammino.
Da Livignona, per traccia di sentiero che attraversa la boscaglia in direzione sud, è possibile scendere alla carrozzabile e proseguire sugli altri itinerari, diversamente si consiglia di tornare alla strada per la via di salita.

Piccolo insediamento che deve il suo nome ad un albero, l’orniello, localmente detto appunto “vuàr”.
Situata in bella posizione soleggiata, alle pendici meridionali del M. Brusò, la costruzione risulta architettonicamente molto interessante per la bellezza dell’edificio principale che si presenta con mura alte e un doppio ordine della loggia.
Splendida casa patriarcale, costruita dalla famiglia Rugo verso la fine dell’800, fu trasformata in villa di stile borghese sui resti di povere abitazioni dell’originario insediamento agricolo-pastorale.

Itinerario: a Tramonti di Sotto si svolta a destra per immettersi sulla carrozzabile asfaltata che si addentra nel Canale del Tarcenò fino al divieto dove si può parcheggiare l’auto.
Si continua sulla stradina oltrepassando subito due guadi del medesimo torrente (segnavia CAI n. 831a) e si prosegue fino al punto in cui una tabella indica il sentiero ecomuseale per Palcoda. Qui si lascia la strada e ci si inoltra sul sentiero che, con alcuni tornanti, ci porta in quota sul fianco di un versante lungo il quale si prosegue in lieve salita fino in prossimità di un guado alla confluenza di due torrentelli con vasche d’acqua e cascatelle (m. 485). Guadare il primo e risalire di pochi metri il greto del secondo fino ad una tabella che indica sulla sinistra un sentierino che inizia ripidamente e poi con modesta salita in pochi minuti conduce alle vestigia della villa.

Modesto insediamento posto sul crinale di una spalla rocciosa, erosa dai due rami del Rio Crovat. Composto da due fabbricati, il più grande dei quali probabilmente era adibito a stalla mentre l’altro corrispondeva all’umile abitazione dei pastori.


Itinerario: come il percorso per il Vuàr fino ai guadi di quota 485 m., dopo i quali si prosegue verso dx lungo il segnavia CAI n° 831/a. Dopo pochi minuti una evidente mulattiera svolta a dx e in breve conduce al sito.

Villaggio situato alle pendici dello scosceso versante meridionale della cresta di congiunzione tra il M.te Brusò (mt. 1216) e il M.te Zuc di Santins (mt. 1309), in bella posizione soleggiata, alla testata della valle del Canale del Chiarzo.
Frequentata fin dal ‘400 da pastori di passaggio, fu abitata stabilmente solo a partire dal XVII° secolo. Sorge su di un terreno che fu detenuto dalle famiglie Moruzzi e Masutti, grazie alle quali divenne pian piano un vero e proprio villaggio con varie abitazioni.
I Masutti si distinsero maggiormente poiché, all’attività agro-pastorale, affiancarono il commercio di cappelli che acquistavano presso fabbriche artigianali di Firenze e rivendevano in molte città del nord europa, soprattutto in Germania. Ciò consentì loro l’accumulo di notevoli ricchezze, tanto che Giacomo Masutti, nel 1780, volle costruire presso il borgo una chiesa dedicandola a San Giacomo apostolo.
Il numero di abitanti fu sempre elevato fino a superare le 150 unità e nel 1914 si contavano ancora 126 residenti, ma la crisi che seguì alla grande guerra accentuò il fenomeno dell’emigrazione. In pochi anni il paese fu spopolato e venne del tutto abbandonato quando nel 1923 partirono gli ultimi dei Masutti.
Durante la seconda guerra mondiale divenne rifugio di partigiani, che ne sfruttarono la difficile accessibilità. Tuttavia nel dicembre del 1944, durante un rastrellamento, i nazifascisti assaltano il villaggio e nello scontro a fuoco caddero vittime i comandanti della brigata garibaldi Giannino Bosi “Battisti”, Jole De Cilia “Paola” ed Eugenio Candon “Sergio”. Altri dieci furono catturati e processati da una Corte Marziale e giustiziati a Tramonti di Sotto, mentre il resto della brigata riuscì a scappare, disperdendosi nel bosco. Il fatto è qui ricordato con una targa posata sul campanile nel 2002 dall’ANPI di Forgaria nel Friuli.
Nell’autunno del 2003 a Tramonti di Sotto nasce il progetto Palcoda, che ha lo scopo di salvare il campanile e la chiesetta di San Giacomo apostolo. La comunità si organizza ed inizia a ripulire il borgo dall’infestazione di piante e liane di ogni tipo, in seguito prosegue con i lavori per il recupero del campanile ed il 25 aprile del 2007 ha luogo la cerimonia inaugurale. Poi inizia l’opera di recupero dell’antica chiesetta che termina nella primavera del 2011. Il portale e la porta laterale, in ferro battuto magistralmente lavorato, vengono realizzate e donate da Antonio Masutti, pronipote dei Masutti originari del luogo ed il 23 luglio 2011, alla presenza del Vescovo Mons. Poletto e di oltre 200 persone è stata inaugurata anche l’antica chiesetta.
A pochi metri è stata realizzata anche un’area attrezzata ed una casetta in legno aperta agli escursionisti che si rivela utile per un ricovero di fortuna.
Nota: poco prima di giungere Pàlcoda una tabella indica sulla sinistra un sentierino che attraversa un torrentello, ed in 5’ conduce alla vecchia calcinaia perfettamente conservatasi e meritevole di una visita.

Itinerario: come il percorso per il Vuar fino ai guadi di quota 485 m., dopo i quali si prosegue verso dx sempre seguendo il segavia CAI n° 831/a che sale costeggiando un vallone con interessanti aspetti geomorfologici delle rocce molto friabili, modellate dall’erosione mostrando sagome insolite.
Alla selletta di “In Cima Pala” (m.663 – tabella e bivio per Tamar), bella veduta su Pàlcoda dove il campanile e la chiesa spiccano tra le case. Si inizia a scendere sul versante opposto fino a pochi metri dal greto del torrente Chiarzò, (m.540 – bivio con il sentiero per “Il Pisulat” e Campone). Si continua a sinistra risalendo, con moderata pendenza, il fianco del torrente, poi si oltrepassa un’ancona, più avanti si attraversa il Chiarzo e con una breve salita si raggiunge infine il borgo (m. 628).

Borgo situato sull’omonimo “ciucol” (sommità) che fa parte della dorsale spartiacque tra i Canali del Tarcenò e del Chiarzò.
Il toponimo “Tamar”, spesso usato nelle Prealpi Carniche, si riferisce ad un luogo recintato o chiuso destinato agli animali, in luoghi dove i pastori aumentavano l’area dei pascoli togliendo la vegetazione.
Qui i primi insediamenti probabilmente risalgono a periodi molto remoti, anche se risulta che i terreni fossero occupati fin dal 1400, con la finalità di affrancarsi da imposte e servitù.
Ma è nel XVII° secolo che l’insediamento pastorale diviene anche abitativo permanente ed oggi lo troviamo suddiviso in tre piccoli nuclei di case distanti tra loro qualche centinaio di metri, disposti in direzione est-ovest. La consistenza delle strutture presuppone che vi risiedessero un cospiquo numero di abitanti suddiviso in più famiglie.
Il nucleo centrale è certamente la parte più antica di Tamar, esso è caratterizzato da una corte circondata da abitazioni, stalle e fienili che rende evidente l’origine pastorale dell’insediamento e che già alla fine ‘600 ospitava tre famiglie.
Il borgo, data la vicinanza con l’abitato di Villa di Sotto, ebbe minor difficoltà nelle vie di comunicazione e pertanto fu abbandonato per ultimo. Fu una signora anziana che che viveva sola a lasciare definitivamente disabitato il luogo alla fine degli anni ‘50. Dopodichè le strutture hanno subito l’inesorobile logorio del tempo dovuto alla crescita incotrollata della vegetazione, all’umidità, alle piogge e infine il terremoto del 1976 furono le maggiori cause che ridussero in rovina le costruzioni.

Itinerario: a Tramonti di Sotto si svolta a dx per immettersi sulla carrozzabile asfaltata che si addentra nel Canale del Tarcenò fino al divieto dove si può parcheggiare l’auto.
Si prosegue a piedi sulla strada di servizio forestale fino ad oltrepassare un guado, poi si svolta a dx e si imbocca l’antico sentiero (tabella per Tamar – m.410), e con moderata pendenza in circa 30/40′ si sale a Tamar.
In alternativa si può seguire la strada e giungervi in circa un’ora.

Ispettori: Paolo Tedesco – Loretta Gruber – Renato Miniutti – Caterina Costa – Ivo Longo – Diego Verardo

Sezione CAI di San Vito al Tagliamento: Via dello Sport, 1 33078 – San Vito al Tagliamento

Telefono: 0434 876521

Orari apertura sede: martedì e venerdì dalla ore 20.00 alle 21.00